La porta che ci racconta
Non c’è negozio senza banco, bancone, desk, o come preferite chiamarlo. E’ il punto nevralgico dell’attività commerciale. Lì si paga, si fanno pacchi regalo e da spedire, si prendono appunti, si risponde al telefono. Il nostro francamente era rimasto troppo piccolino per riuscire a farci tutte queste attività. Senza parlare di quando in alcuni momenti, siamo persino in due a lavorarci in simultanea. Dunque lo abbiamo ampliato rendendolo a forma di elle. Per farlo abbiamo aggiunto il vecchio piano di legno su cui lavoravamo in laboratorio fino ad un mese fa. Della serie non si butta via niente…
Rivestito della stessa carta da parati del punto espositivo, per renderne più leggero l’ingombro, grazie ad un gioco ottico che lo cammuffa con lo sfondo. Sulla carta ci vogliamo soffermare e spendere due parole. Si chiama Palais Royal ed è stata realizzata con cura e dipinta a mano. Un vero lusso che ci siamo concessi, in un universo caratterizzato dalle produzioni di massa. Come noi questa ditta è interprete di un linguaggio romantico e senza tempo e dona gusto al vivere quotidiano.
Ma torniamo al banco. Prima c’era un dipinto laccato rappresentante il treno e dei viaggiatori con le valige. Un chiaro accenno all’Orientexpress che da il nome al negozio. Come già anticipato raccontandovi della nostra fotografia in bianco e nero, ora vogliamo spingerci oltre, cominciando un viaggio nel nostro mondo più profondo e sconfinato. Così come fatto tempo prima per una commissione, ci siamo serviti di una vecchia porta come base su cui dipingere noi stessi. Non parliamo di ritratti fedeli, bensì di un racconto per immagini delle nostre caratteristiche artistiche e personali più evidenti.
Lorenzo, camicia a quadri e cappello, se ne sta beato tra i pasticcini di cui è ghiotto. Scambia occhiate con una bambola, simbolo dell’ospedale di cui è primario. Da anni infatti l’Orientexpress è tra i pochi posti in Italia in cui si aggiustano i vecchi giocattoli. Un manufatto in ceramica a forma di donna, vede spuntare una pianta dalla sua testa. Sono le Pupe del Biroccio di raku che ralizza divertendosi in bottega. Ci sono poi i libri che ha scritto, perchè la sua è anche un’anima da letterato. Tra questi ce n’è uno dedicato al POP, suo stile e filosofia di vita. Una farfalla svolazza in alto. E’ il simbolo dell’Associazione Culturale L’Estetica dell’Effimero di cui è vicepresidente. La farfalla è però in molte religioni anche la rappresentazione dell’anima dei defunti che ci vengono in visita, proteggendoci con il loro amore.
Anna, capelli raccolti e spettinati, è al fianco della sua compagna inseparabile, una femminuccia di pastore maremmano di nome Morfina. Si trova tra vecchi cimeli ai quali adora dare nuova vita cambiandoli utilità. C’è la quercia dai rami intrecciati. Il simbolo araldico dei Della Rovere, la famiglia alla quale hanno dedicato la rievocazione storica di Senigallia, Il Solenne Ingresso. Con la macchina da cucire confeziona gli abiti per il carnevale di Venezia e per le bambole ricoverate all’ospedale. A scherzare con il filo, un pettirosso, l’idealizzazione delle sue passeggiate in mezzo alla campagna. In entrambi i riquadri si trova poi una bendina per gli occhi. Un accenno a quella lunga storia di maschere che li ha resi celebri in città e forse anche un po’ più oltre.