La bambola che ha viaggiato nel tempo e nello spazio
Chi di voi non ha visto il film Barbie?
Se non lo avete ancora fatto, vi chiediamo almeno di trovare i primi minuti introduttivi, quando cioè con dei colori seppiati, un gruppetto di bimbe anni ’40 si divertono con delle bambole di celluloide. Poi arriva Lei, l’icona in costume da bagno e le fanciulle distruggono le loro ex preziosissime compagne di gioco.
C’è però anche chi questo gesto non l’ha mai fatto, ma anzi, ha portato con se la sua amica d’infanzia fino ad oggi che di anni ne ha 91. Francesca viveva a Tripoli con la sua famiglia e si divertiva a trascorrere le sue giornate fingendo che degli asciugamani sapientemente annodati, fossero delle bambole. Il babbo militare nella Colonia italica, le promise che una volta tornata in patria, gliene avrebbe regalata una vera, bellissima e alta come lei. Quando però i rapporti internazionali cominciarono a vacillare, la piccola insieme alla mamma ed il fratellino, furono costretti a tornare nella propria nazione.
Una volta sbarcati a Catania, Francesca volle che la promessa del babbo fosse mantenuta e all’interno de La Rinascente, il più grande magazzino all’avanguardia dell’epoca, si innamorò della bambola più grande e appariscente dell’intero reparto di giocattoli. La mamma la dissuase e la convinse però a sceglierne una di ben più modeste dimensioni, più idonee per un lungo viaggio in treno.
Sulla pancia a ricordo di quel giorno, l’oggetto in questione, venne marchiato con la scritta “Tripoli – Catania 1940”.
Ma l’avventura comincia solo ora per le nuove amiche. Da Catania si spostano ancora e si trasferiscono in una nuova abitazione che però presto devono abbandonare per evitare le truppe naziste, che proprio nella loro casa insediano poi il loro quartier generale. Con immenso dispiacere di Francesca, nella fretta della fuga, dimentica la bambola dentro un cassetto del comò.
Solo dopo che la guerra è finita tornano nella vecchia abitazione e immediatamente la bimba ormai cresciuta, si fionda a riaprire quel mobile. Dentro non c’è più niente, ma con immenso stupore, scopre che la compagna di gioco troneggia su di una sedia poco distante, integra e con il suo bel vestito ancora vaporoso. Forse un’altra bambina le ha tenuto compagnia, o forse qualche soldato sensibile, ha avuto cura di lei.
Francesca non se n’è più separata, tanto che figli e nipoti la prendono in giro additando il cimelio come la “bambola assassina”. Poi un nuovo trauma. In casa entrano i ladri e subito la gettano a terra distruggendole le mani, un piede, una gamba, la testa frantumata e gli elastici strappati. Un disastro estetico e emotivo.
Arriva così all’Orientexpress la telefonata da Pisa, dove i suoi nipoti si interessano per riuscire a risistemarla. Lo ammettiamo, siamo stati un po’ lenti nella ristrutturazione e Francesca questo non se lo merita, ma oggi finalmente la bambola è ripartita con il corriere per tornare dalla sua amica di sempre.